Tra le sofferenze psichiche i disturbi d’ansia sono certamente la patologia più frequente e più diffusa. La parola ansia (dal latino angere ossia “stringere”) per derivazione della parola è associata all’idea di strettezza, costrizione, imbarazzo. L’ansia è uno stato caratterizzato da sentimenti di paura e di preoccupazione non connessi ad alcuno stimolo specifico, diversamente dalla paura che presuppone un reale pericolo. Nella sua forma più acuta parliamo di attacchi di panico.

Il termine “panico” nasce dalla mitologia greca in cui si narra del dio Pan, metà uomo e metà caprone, che spaventava i viandanti e i pastori comparendo all’improvviso sul loro cammino e scomparendo poi velocemente, lasciando le proprie vittime sorprese, sbigottite e disorientate, nell’incapacità di spiegarsi quanto fosse accaduto.

Similmente a quanto si racconta in tale mito, un attacco di panico è un episodio breve ed intenso in cui si sperimenta un’ansia acuta, che comporta intensi sintomi somatici che si riferiscono al sistema cardiovascolare (tachicardia, aritmie nel battito cardiaco, sensazione di svenimento), al sistema gastrointestinale (dolori al fegato e altri disturbi intestinali), al sistema nervoso (cefalea, vertigine, stordimento, addormentamento degli arti) e al sistema respiratorio (senso di soffocamento, sensazione di fame d’aria, difficoltà di respirazione) accompagnati da pensieri catastrofici (paura di morire, di impazzire, di svenire) e impulso a fuggire.

L’agorafobia è caratterizzata dall’ansia di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto, in caso di attacco di panico. Le situazioni in cui si manifestano i timori agorafobici sono ad esempio l’essere fuori casa da soli, l’essere in mezzo alla folla o in coda, l’essere su un ponte, viaggiare in automobile o con altri mezzi di trasporto (treno o autobus). Le situazioni temute vengono evitate (ad es. gli spostamenti vengono ridotti) oppure sopportate con molto disagio o con l’ansia di avere un attacco di panico, e non di rado affrontate con la presenza di un/a compagno/a: tutto ciò condiziona pesantemente l’esistenza di chi soffre del disturbo e incide sulla sua qualità di vita.

Nel trattamento del disturbo di panico con (o senza) agorafobia, la psicoterapia cognitivo-comportamentale ha dimostrato scientificamente la propria efficacia. Nel corso del trattamento la persona è aiutata a “familiarizzare” con i sintomi ansiosi (starci assieme e osservarli, senza giudicarli e/o reagire ad essi con terrore) e a prendere consapevolezza dei circoli viziosi del panico, liberandosene gradualmente attraverso l’acquisizione di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali.

Bibliografia:

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Hoffart, A., Hedley, L. M., Svanøe, K., & Sexton, H. (2016). Cognitive and guided mastery therapies for panic disorder with agoraphobia: 18-year long-term outcome and predictors of long-term change. Clinical psychology & psychotherapy, 23(1), 1-13.

Sassaroli, S., Lorenzini, R., & Ruggiero, G.M. (2006). Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento. Milano: Raffaello Cortina Editore.